Infortuni negli stabilimenti Seveso: un’analisi Inail evidenzia i principali rischi per i lavoratori

Secondo una recente pubblicazione dell’Inail, gli infortuni sul lavoro negli stabilimenti a rischio di incidente rilevante – comunemente noti come stabilimenti Seveso – meritano una crescente attenzione in ottica di prevenzione e gestione della sicurezza industriale.

Nel report dal titolo Salute e Sicurezza negli Ambienti di Vita e di Lavoro – Focus sugli infortuni negli stabilimenti con pericolo di incidente rilevante, l’Inail presenta un’analisi dettagliata degli eventi infortunistici avvenuti nel quadriennio 2017-2020 all’interno di questi impianti ad alto rischio. Si tratta di siti produttivi che, in virtù della presenza di sostanze pericolose oltre determinate soglie, sono regolamentati dal D.lgs. 105/2015, che recepisce a livello nazionale la Direttiva Seveso III (2012/18/UE).

 

Un rischio trasversale e complesso da monitorare

Una delle difficoltà maggiori nel monitorare questo fenomeno – spiegano i ricercatori – è legata al fatto che non esiste un “settore Seveso” definito nella classificazione ATECO. Le sostanze pericolose regolamentate dalla normativa Seveso sono infatti presenti in molteplici ambiti industriali, spesso molto diversi tra loro.

Per superare questa complessità, l’Inail ha messo a punto una metodologia di incrocio dati che ha coinvolto:

  • l’Inventario Seveso a cura di ISPRA;

  • i dati sugli infortuni rilevati nelle banche dati Inail;

  • le informazioni del Registro delle Imprese.

In questo modo è stato possibile identificare con maggiore precisione quali infortuni siano effettivamente avvenuti all’interno di impianti Seveso.

 

Dove e come si verificano più infortuni

Dall’analisi emergono alcune tendenze rilevanti:

  • Il 65% degli infortuni totali si concentra nel Nord Italia, con un picco del 39% nella zona Nord-Ovest.

  • I settori più colpiti sono la metallurgia (con il 32% degli eventi), seguita dalla produzione chimica.

  • La fascia d’età più coinvolta varia a seconda del settore, ma si concentra prevalentemente tra i 35 e i 54 anni.

  • Le professioni tecniche e operative sono le più a rischio, in particolare i conduttori di impianti industriali, che da soli rappresentano oltre un terzo degli infortuni.

Dal punto di vista della dinamica dell’evento, l’infortunio tipo si manifesta spesso con movimenti scoordinati, culminando in uno sforzo fisico eccessivo o traumi agli arti, principalmente superiori.

 

Un trend in calo, ma serve vigilanza

Un dato confortante è rappresentato dalla diminuzione degli infortuni nel periodo analizzato: -23% rispetto al 2017. Tuttavia, come sottolinea l’Inail, il calo va letto con cautela, perché potrebbe essere influenzato da variabili esterne come cambiamenti occupazionali o variazioni nella denuncia degli eventi.

 

Prevenzione: il ruolo cruciale del SGS-PIR

L’adozione e il continuo aggiornamento del Sistema di Gestione della Sicurezza per la Prevenzione degli Incidenti Rilevanti (SGS-PIR) rappresentano oggi uno strumento chiave per i gestori degli impianti. Il sistema, previsto dal D.lgs. 105/2015, deve essere integrato nei processi aziendali e validato attraverso specifici audit, anche con riferimento alle norme UNI 10617:2019 e UNI 10616:2022.

L’Inail sottolinea l’importanza della formazione continua, soprattutto per le fasce d’età intermedie, dove l’esperienza professionale può non essere sufficiente a prevenire comportamenti rischiosi se non adeguatamente accompagnata da aggiornamenti sistematici.