ISPRA ha pubblicato il rapporto Transizione Ecologica Aperta

Transizione Ecologica Aperta è il nuovo rapporto che l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha destinato a chi ha a cuore il futuro dell’ambiente italiano cittadini, politici, amministratori, giornalisti e ambientalisti.

 

I contenuti del rapporto TEA

Il documento offre una panoramica di tutti i principali sistemi naturali e umani: ne esamina lo stato attuale l’andamento negli ultimi anni e gli obiettivi per i prossimi: aiuta il lettore a capire dove sta andando l’ambiente italiano, e perché.

Si tratta di una sintesi chiara delle tante dinamiche che concorrono alla transizione ecologica italiana, che porta subito all’attenzione della società gli aspetti più importanti di ogni problematica o fenomeno, segnalandone le criticità ma anche i risultati già raggiunti o raggiungibili.

 

Il documento è diviso in tre parti:

  1. L’ambiente Italiano a colpo d’occhio
  2. I Sistemi Naturali (Aria, Territorio, Foreste, Acque Dolci, Ecosistemi Terrestri)
  3. I Sistemi Umani (Energia e Clima, Agricoltura, Trasporti, Industria, Rifiuti)

 


L’industria e l’ambienteDirettiva_Macchine_norme_armonizzate

Una sezione specifica è dedicata agli impatti dell’industria manifatturiera, pilastro dell’economia nazionale. Sul territorio sono presenti circa 400 mila imprese, con 4 milioni di addetti, pari a circa il 23% degli addetti totali alle attività produttive nazionali. Il comparto fattura circa 1.300 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 300 miliardi.

Ai benefici economici e occupazionali si accompagna, tuttavia, l’inevitabile generazione di una quota considerevole dell’inquinamento ambientale a causa delle emissioni in aria, degli scarichi nelle acque e dei rifiuti prodotti, nonché, talvolta, nella contaminazione del suolo dovuta alla perdita di sostanze inquinanti o della ricaduta di sostanze disperse in atmosfera.

Il settore manifatturiero produce anche circa 29 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, corrispondente al 19% della produzione complessiva naziona le, di cui il 13% costituito da rifiuti pericolosi, in qualche caso purtroppo illecitamente smaltiti.

L’inquinamento di origine industriale è tuttavia in generale diminuzione da tempo grazie all’adozione di tecnologie più pulite, richiesta anche da normative progressivamente più stringenti e periodicamente verificata in occasione delle Autorizzazioni Integrate Ambientali.

Per migliorare la conoscenza in dettaglio della situazione è stato introdotto nel 2007 il Protocollo PRTR ( Pollutant Register and Transfer Register), che individua gli stabilimenti che esercitano un impatto sull’ambiente e hanno l’obbligo di trasmettere annualmente i dati relativi alle proprie immissioni in atmosfera e nelle acque, e il trasferimento fuori sito dei propri rifiuti.

Anche le emissioni di gas serra da parte dell’industria manifatturiera sono in continua diminuzione, e sono oggi quasi la metà rispetto ai livelli del 1990. Questo traguardo è stato reso possibile anche dalla riduzione dei consumi finali di energia del 27% rispetto al 1990, a seguito di politiche di efficientamento energetico e di una struttura dei consumi passata dal prevalente uso di carbone e petrolio, alla sempre più diffusa utilizzazione di metano e fonti rinnovabili.

Ulteriori passi avanti verso una maggiore sostenibilità del sistema industriale sono attesi dagli investimenti in nuove tecnologie previsti dal Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza, che prevede sostegni per indirizzare le filiere industriali dell’energia, dei trasporti, della siderurgia, della meccanica e della manifattura verso prodotti e processi più efficienti, riducendo gli impatti ambientali e contribuendo allo sviluppo dell’economia circolare, come previsto anche nell’ambito dello European Green Deal.

Photo credits: Freepik

Fonte: ISPRA


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