Neurosafety: il futuro della sicurezza sul lavoro è nelle neuroscienze

Basate sulla comprensione di come il cervello percepisce ciò che lo circonda, le neuroscienze possono migliorare il processo di progettazione, le strategie di progettazione e produrre regolamenti che alla fine migliorano la salute e il benessere umano nel futuro.
– Eberhard, John. (2009). Brain Landscape: The Coexistence of Neuroscience and Architecture. Brain Landscape: The Coexistence of Neuroscience and Architecture

 

La percezione del rischio, la predisposizione al rischio e il processo di decision-making sono infatti aspetti neuropsicologici che spesso non vengono sufficientemente presi in considerazione all’interno della cultura della sicurezza aziendale. L’approccio alla sicurezza sul lavoro si basa solitamente su “obblighi”, “divieti” e “responsabilità” sanciti dai precetti normativi senza entrare davvero nel cuore dell’argomento: il lavoratore e il funzionamento della sua mente, soprattutto in momenti di rischio elevato.

In quest’ottica, ci vengono in aiuto le neuroscienze: comprendere i meccanismi razionali e istintivi della mente e conoscere a quali “errori” il nostro cervello è più soggetto, ci aiuta ad evitarli.

L’obiettivo della convergenza tra neuroscienze e sicurezza è quello di tentare di offrire strumenti per agire sulle forze dinamiche, spesso inconsapevoli, che danno forma ai processi decisionali.

 

Le basi della sicurezza: la percezione e la propensione al rischio

La percezione del rischio è il risultato di una interpretazione soggettiva della realtà che dipende da un insieme di fattori quali: la coerenza e la flessibilità mentale dell’individuo, il sistema di credenze e valori e le norme sociali che hanno contribuito alla costruzione del suo mondo interiore. Alla luce di queste premesse, è chiaro come non sempre si ha una corretta percezione dei rischi.

Inoltre, il processo percettivo del rischio è fortemente influenzato e condizionato dalle emozioni generate nel momento in cui scopriamo e impariamo un nuovo pericolo e quale possibile danno può portare. Contrariamente a quanto molti credono, per gli esseri umani la percezione del rischio dipende scarsamente da fattori razionali, come l’uso della probabilità e della logica, ma, al contrario, è fortemente determinata dalle emozioni (la conoscenza dei pericoli, l’immediatezza del danno, la libertà nell’assunzione del rischio, la concentrazione del danno nel tempo, la dannosità dei pericoli presenti e la loro frequenza, l’esposizione personale e la valutazione soggettiva costi/benefici).

Ad esempio, se un evento ci fa particolarmente paura, quel tipo di evento si colloca automaticamente ai primi posti della nostra classifica mentale dei rischi, a prescindere dalla reale probabilità che ci possa capitare. Un esempio lampante è come tendiamo a sovrastimare il numero di morti in incidenti aerei o ferroviari, quando i dati ci dimostrano essere meno numerosi di quelli d’auto.

Vi sono due fattori fondamentali che possono influenzare la probabilità che si verifichino eventi infortunistici, ovvero:

  • variabili di tipo individuale come gli atteggiamenti verso la sicurezza
  • variabili di tipo sociale come il supporto dei colleghi

Gli studi socio‐antropologici hanno evidenziato che la percezione del rischio è fortemente influenzata dagli orientamenti culturali prevalenti e anche dai processi sociali che si realizzano intorno alla definizione e valutazione del danno, ossia da tutta la dinamica delle immagini e delle idee, sostenute da diversi attori sociali che si confrontano comunicando.

 

Il progetto INAIL tra sicurezza e neurobiologia

Anche INAIL ha compreso l’importanza delle neuroscienze nei processi di sicurezza aziendale sostenendo che il fattore umano è uno dei più importanti fattori di rischio da tenere in considerazione. Infatti, spesso le persone, a causa di decisioni errate, possono mettere in pericolo loro stesse e gli altri. 

A tal proposito INAIL, in collaborazione con Fondazione Santa Lucia I.R.C.C.S. e l’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR, ha lanciato il progetto La neurobiologia al servizio della sicurezza con lo scopo di creare una rete tra gli operatori del settore, gli esperti di biosicurezza e le Istituzioni, per favorire lo scambio di esperienze, motivare alla cultura della prevenzione e fornire formazione ed informazione sulla normativa e le buone pratiche di laboratorio per l’utilizzo delle biotecnologie.

Il progetto non si esaurisce qui ma fa parte del percorso INAIL di ricerca scientifica che si occupa di trovare delle soluzioni per aumentare la sicurezza sul lavoro attraverso l’utilizzo di biotecnologie innovative. 

 

Fonti

Daniel Kahneman, “Thinking, Fast and Slow”, New York: Farrar, Straus and Giroux, 2011

biotechSafety.org